La questione comunicativo-relazionale, afferente non soltanto al mondo adolescenziale, riveste oggi più che mai un ruolo particolarmente delicato e perciò sarà sempre più oggetto di studio  delle scienze sociali. Con il trascorrere del tempo sarà indispensabile saper decodificare la grande trasformazione che ci avvolge: da una parte considerata sempre più complessa e misteriosa per la complessità dei suoi linguaggi e dall’altra sempre più imprevedibile e non controllabile a causa della sua rapida evoluzione, destinata a segnare solchi sempre più profondi nei mutamenti sociali vissuti dal genere umano. Dalla qualità dei rapporti interpersonali, vissuti in ambito familiare ed extra familiare,  al ruolo che ognuno dovrà sapersi ritagliare con se stesso, con la propria solitudine e con le proprie ansie, ma anche nella capacità di vivere gioie e saper condividere emozioni sarà indispensabile riuscire a preventivare la funzione svolta da una matita indelebile, posta nella mano invisibile della tecnologia, sempre più responsabile di ogni scelta operata all’interno della struttura sociale. Ciò che prima era veniva considerata Comunità, intesa come luogo della condivisione per eccellenza, oggi vive l’opposta funzione ed ha le sembianze di un rullo compressore con l’unica finalità di  schiacciare la solidità di un sistema fatto di valori e certezze. Potremmo paragonare il nostro processo di (in)voluzione sociale allo scioglimento, lento e costante, dei ghiacciai. Come registrato in natura, le ricadute di tali fenomeni in ambito sociale hanno generato da una parte la “liquidità” di quanto  in passato era solido e contemporaneamente registriamo la crescente diffusione di un profondo malessere, vissuto in egual misura da tutte le generazioni. Tali incertezze saranno destinate a divenire un moltiplicatore naturale e la loro diffusione sarà facilitata soprattutto a seguito della penuria di punti di riferimento, facilmente rintracciabili in passato nella famiglia e nelle agenzie educative. Oggi, la tecnologia vorrebbe apparire come il “superamento” ideale alla difficoltà educativa. Non sarà così, lo sappiamo benissimo.  Cambieranno i metodi ma la centralità dell’apporto umano, nei percorsi educativi e nelle relazioni sociali, non potranno essere del tutto sostituite dall’intelligenza artificiale. Assistiamo alla costante e reiterata visione di una fotografia dove infanzia ed adolescenza vengono definiti “iperconnessi”. Questo dato ci viene fornito dal 9° rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza, realizzato da Eurispes e Telefono Azzurro. Seppur la ricerca sia datata 2008, a dieci anni di distanza, il rapporto descrive in anticipo quanto oggi è conclamato e cioè l’abitudine praticata dai genitori nel consentire l’uso degli smartphone anche ai figli più piccoli a partire dalla tenera età. La generazione di bambini interessata è destinata a non percepire gran parte dei cambiamenti vissuti dagli adulti come una novità. I Millennials navigheranno con maggior frequenza in rete e durante l’età scolare, incontreranno tra i banchi di scuola, coetanei provenienti da altri Paesi con culture e stili di vita a volte diametralmente opposte. Tutto ciò, per loro sarà normale e sapranno convivere senza difficoltà. Gran parte dei pregiudizi verso i compagni di classe, proverranno soprattutto dal mondo degli adulti. Per altre generazioni, sottratte a queste esperienze, era impensabile durante la loro infanzia e ancor di più durante la prima adolescenza immaginare esperienze analoghe. Sempre dalle schede del Rapporto sopraindicato si evince una condizione odierna inedita,  vissuta principalmente degli adulti. Nell’ambito educativo questa generazione appare  sempre più impreparata nell’affrontare le mutazioni in atto, seppur coinvolta in prima persona e propensa a rapidi aggiornamenti al processo di riorganizzazione tecnologica, sarà indispensabile poter contare anche su una nuova generazione di insegnanti per accompagnare le giovani generazioni in questa delicatissima fase di “transizione evoluta”. In caso contrario, la prima preoccupazione da nutrire in ambito familiare sarà l’inadeguata percezione che avranno i giovani verso gli adulti. I primi potrebbero decidere di non riconoscere gli altri come figura di riferimento ma di catalogarli come  persone non aggiornate, disinformate e distanti dalla loro realtà quindi non capaci di comprendere il loro disagio e l’insieme dei problemi vissuti aprendo le porte alla solitudine. Questa dinamica amplierebbe notevolmente il divario generazionale, minando sensibilmente la stabilità familiare con la conseguente insorgenza di una vera e propria frattura sociale, destinata soprattutto a scaricare tutta l’energia dei nostri ragazzi in un mondo sempre più virtuale e sempre meno reale. Per questo motivo chiedo sempre più disponibilità ai genitori nell’interessarsi costantemente dei loro figli. Occorre aprire il dialogo ed il confronto. Necessita una maggiore conoscenza personale ed una minore quantità di sms, audio messaggi e isolamenti vari resi possibili anche dai quattro televisori posizionati nelle quattro camere della stessa casa nella quale trovano collocazione anche postazioni informatiche, dotate di potentissime reti internet, destinate ad accogliere la solitudine di ogni componente familiare all’interno della rete tralasciando la bellezza dell’empatia umana.

 

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