L’educatore, il docente, la famiglia, le istituzioni, le comunità educanti, oggi più che mai, sono chiamati ad esercitare un ruolo particolarmente difficile e complesso affinchè il futuro possa essere una vera opportunità anche per gli ultimi. Occorre sapersi porre amorevolmente accanto a quanti vengono spesso emarginati perché “difficili da gestire”, oppure perché sono “disobbedienti”, oppure perché sono particolarmente destabilizzanti per un gruppo o per una classe.
Ho incontrato moltissime persone pronte a riempirsi la bocca citando nei loro pubblici sermoni l’esempio di Barbiana. Per gran parte di quelle persone, il percorso è già segnato: non potranno appartenere alla storia come don Milani e non entreranno nemmeno nell’album delle figurine Panini. Forse, hanno sbagliato lavoro. Ho avuto la fortuna di conoscere, frequentare ed imparare tantissimo da persone straordinarie, pronte ad abbracciare ed accogliere quanti hanno subito l’ira di un sistema che seleziona in maniera atroce, per puro calcolo algebrico, i peggiori studenti comportano solo perdita di energia, distrazione di risorse e inutili sforzi.
Mi dispiace ma non è così. Non può essere così. Non dovrà più essere così.
Chi vuole veramente adoperarsi per dare un futuro migliore alla nostra società, rifletta.
“Lettera ad una professoressa” è ancora l’attualissima Road Map per quanti hanno a cuore il mondo dell’istruzione e della formazione.
Il risultato del nostro agire sarà il mondo di domani.
Quanto scritto non è uno sfogo, non è un’atto di accusa ma è una constatazione.
Pertanto, non sono gradite polemiche, appunti, risentimenti, accuse. Quanti non gradiranno la presente riflessione potranno iniziare a cancellare il mio profilo dalla propria lista di “amici”. Da ora in avanti, lascerò da parte il politically correct. Saprò manifestare apprezzamento e disapprovazione, senza mezze misure e soprattutto senza risparmiare nessuno.
Buona serata, soprattutto a quanti potranno dormire serenamente perché ogni giorno riescono a svolgere bene la propria parte con sacrificio, difficoltà ma con tanto amore per il prossimo e soprattutto per gli ultimi.
Caro Sociologo buona serata.
Ti auguro di trascorrere insieme alla tua libertà di scelta, le ore che seguono per poi prima di decidere (liberamente cosa fare) dedicarti alla tua musica suonando e se vuoi cantando, accompagnandoti con una delle chitarre di cui disponi, una delle canzoni che più ami suonare.
È così!
Non siamo tutti capaci di comprendere il valore immenso di educare, insegnare, divulgare, accettare, accogliere, sostenere e aiutare gli ultimi, gli esclusi dalla società del benessere apparente decadente e dalla miseria umana crescente.
Tu Francesco caro, sogni un mondo più equo, giusto, comprensivo, altruista, solidale e fraterno per gli emarginati sociali.
Forse o certamente la Gente del Sud dispone inconsapevolmente dei neuroni sviluppati e ancora sani, per estendere
agli ultimi ed emarginati, la propria attenzione verso quei valori universali più noti ai sognatori e utopisti di Campanelliana memoria.
Io credo che il Meridionalismo conservi ancora buona parte dei valori o sogni futuristici di cui ci dici.
In Calabria e in giro per ogni dove, ho avuto modo di conoscere tanta bella gente, al nord, est, ovest e sud dell’Italia.
Sono convinto che nessuno dei tuoi lettori vorrà estraniarsi dal leggere le tue esternazioni o come li chiami tu riflessioni.
Io ti sono sempre grato come amico e come lettore.
Ciao e buona notte!
Emilio Errigo di Calabria