“La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde”. A scrivere questa frase, circa mezzo secolo fa, era don Milani insieme agli studenti di Barbiana. Queste ed altre riflessioni compongono la pubblicazione, meglio conosciuta come, “Lettera a una professoressa”; il testo, soprattutto per gli addetti ai lavori, ancora oggi rappresenta un faro intramontabile ed una fonte inesauribile di esempi da mettere in pratica. Intanto, seppur trascorsi tanti anni, l’atavico “problema” della dispersione scolastica continua a indebolire la società nella quale viviamo, rendendo la realtà simile ad una profonda emorragia apparentemente impossibile da tamponare. La crescente indifferenza del momento non consente una diffusa riflessione in merito, in quanto, ad essere proiettati verso un baratro fatto di marginalità, penuria di lavoro e insicurezza non saranno soltanto i giovani che la scuola perde ogni anno ma, potrebbe essere l’intera struttura sociale di riferimento. Nelle tabelle sottostanti*, vengono prese in considerazione le condizione della dispersione scolastica registrate in Calabria. I dati, sono osservabili da due differenti prospettive: la prima, relativa al quinquennio compreso tra l’Anno Scolastico 2013-2014 e l’Anno Scolastico 2017/2018; in tale segmento, vengono osservate le iscrizioni degli studenti che dalla Scuola Media inferiore avevano accesso alla Scuola Media Superiore per poi raggiungere, nell’Anno Scolastico 2017-2018, cioè dopo un quinquennio, il conseguimento del diploma. Nella seconda tabella, vengono prese in considerazioni le dinamiche relative allo stesso fenomeno ma riconducibili a due differenti decenni: il primo decennio si riferisce all’anno Scolastico 2003-04/2013-14, il secondo decennio, all’Anno Scolastico 2007-08/2017-18. In entrambe i casi, vengono illustrati i dati in due colonne separate, con annesse percentuali, ricavate per ogni provincia della regione, di volta in volta presa in considerazione. Per avere contezza di quanti ragazzi la scuola ha perso in pochi anni, non sarà necessario ricorrere a calcoli straordinari ma, grazie ad una semplice lettura della tabella, si potranno notare i consistenti cambiamenti avvenuti in pochissimo tempo. Non va trascurata la delicata posizione alla quale è esposta la fascia sociale interessata, in quanto afferisce al periodo disciplinato dalle vigenti Leggi e definito “obbligo scolastico”. In quest’ultimo caso, l’omessa frequenza scolastica, oltre ad essere una vera e propria perdita di un opportunità per il futuro di quei giovani, diviene anche un comportamento illecito, riconducibile ad esclusiva responsabilità genitoriale. La complessa dinamica, traslata in avanti nel tempo, oltre a divenire in futuro un gravissimo fenomeno da governare, determinerà per l’intero sistema sociale la causa di ulteriori circostanze potenzialmente riconducibili al mondo della devianza giovanile e, quindi, alla criminalità organizzata, affamata da sempre di giovane manovalanza a basso prezzo. Quest’ultima circostanza, inquadrabile nel delicato complesso sociale Meridionale, va ad indebolire ulteriormente la fragilità sociale già provata, divenendo quel segno negativo, destinato a rallentare ancora e di più la crescita sociale, lo sviluppo e l’occupazione in quanto oltre alla penuria di cultura e sviluppo strutturale, ci sarà anche l’incontrollabile incremento di corruzione in ambito pubblico e crescita di fenomeni riconducibili a micro e macro criminalità. Il peso del malessere, vissuto da quanti non potranno avere accesso al mercato del lavoro per mancanza di titoli d’accesso, potrebbe essere anche il preludio per fare delle “New Addictions” un sistema di sostentamento come fatto sino ad ora dalle organizzazioni criminali, trasformando l’agire umano in un parterre destinato a far contrapporre i nuovi poveri, cresciuti all’interno di un pauperesimo maturato nel Terzo Millennio e destinato a non lasciare molto scampo nemmeno a quanti vivranno una condizione sociale lievemente migliore, perché etichettati allo stesso modo di quanti vivono nella totale marginalità con l’aggravante di essere anche criminali. Per questa riflessione, ho preso in considerazione la dispersione scolastica in Calabria in quanto, essendo la mia terra, vorrei provare a portare l’argomento all’attenzione di un pubblico più ampio, coinvolgendo nel dibattito il mondo della politica, dei media e degli addetti ai lavori. A mio parere, potrebbero esserci ancora i margini operativi per provare a modificare la curvatura di una tendenza, apparentemente destinata a persistere senza controllo. Per lavorare in questa direzione sarà indispensabile smettere di essere promotori di un relativismo sfrenato, convergendo verso il lavoro di gruppo volto alla generazione di un metodo ben preciso e destinato a divenire sistema da perfezionare, consolidare e praticare per affrancare la deriva dei giovani. Con l’improvvisazione e con gli interventi a macchia di leopardo, la dispersione scolastica non potrà essere governata e nel breve periodo, sarà totalmente fuori controllo. Tra le mie collaborazioni professionali, nell’ambito delle attività promosse dal Cefris di Gioia Tauro (RC), è stato recentemente avviato un corso di formazione professionale per “Operatore della Logistica”, finanziato dalla Regione Calabria e rivolto a giovani non ancora maggiorenni che hanno abbandonato precocemente la frequenza scolastica. Questo è uno dei modelli d’intervento positivo, volto a creare tanto una straordinaria ed immediata opportunità per i giovani, quanto una risposta reale volta all’inserimento nel mercato del lavoro, grazie ai percorsi di Stage, strutturati per un periodo di 700 ore su 2000 ore di attività complessive. Quest’ultima opportunità è una vera e propria porta d’ingresso per il mondo del lavoro, destinata a quanti frequentano percorsi formativi professionalizzanti e sapranno mettersi in gioco, grazie alle competenze acquisite ed alle skills personali ed al conseguimento di un attestato di Qualifica professionale spendibile nel mondo del lavoro. Oltre alle attività formative frontali ed ai laboratori, sono previsti momenti di trasversalità volte a promuovere sia il senso civico dei discenti, sia la promozione di percorsi specifici di legalità, vissuti mediante la conoscenza diretta di esperienze maturate da titolari di aziende, cooperative agricole e professionisti. Tutto ciò viene svolto direttamente sul territorio, senza filtri e senza mezze parole. I nostri ragazzi hanno il diritto di sentir parlare gli imprenditori, ascoltando i punti di forza ed i punti di debolezza del settore produttivo preso in esame di volta in volta. Sarà anche indispensabile parlare ai giovani di legalità, conoscendo a tutto tondo la realtà nella quale si vive, non per generare curiosità ed emulazione ma per comprendere quanto sia importante denunciare il crimine per poter vivere e lavorare serenamente. Questo modello pedagogico diretto, può consentire il superamento di una certa diffidenza, presente soprattutto nei segmenti sociali più deboli e meno scolarizzati, dove si ricorre spesso alla raccomandazione per poter soddisfare un diritto e dove eventuali reati, commessi da qualche componente del nucleo familiare dell’interessato, ha già reso esecutivo qualche provvedimento restrittivo, costringendo ragazzi con meno di 18 anni a dover convivere con il vuoto dettato dalla reclusione carceraria del padre o di qualche fratello. In questo caso, lo Stato che ha posto agli arresti il genitore è lo stesso Stato intravisto nel docente a scuola, ecco perché a volte la scuola, i docenti ed i compiti, divengono i principali avversari di tanti ragazzi cresciuti in ambienti marginali. Quando si lavora con allievi che hanno vissuto l’arresto di un genitore, diviene particolarmente complesso poter avviare attività teoriche incentrate su temi della legalità. Inoltre, non sarà possibile poter sviluppare le attività programmate in quanto si potrebbe rischiare persino lo scontro diretto in quanto il docente verrebbe assimilato alla stessa immagine dello Stato che detiene sotto chiave la libertà del proprio genitore. Altra cosa è lavorare sul campo, far conoscere realtà specifiche, spesse volte distorte da informazioni velocissime e, vista la scarsa scolarità dei tanti interessati, l’impossibilità nel decodificare le notizie poste alla nostra attenzione, apprese e comprese a metà ed elaborate nel peggiore dei modi, il discente finirà per vedere nello Stato e nelle Istituzioni un nemico da combattere e non un alleato al quale chiedere aiuto con fiducia al fine di potersi migliorare. Non vorrei esagerare, ma se fosse stato affrontato questo tema 20 anni addietro, oggi il Meridione avrebbe potuto avere qualche chance in più. Invece, siamo ancora costretti a dover assistere a dati drammatici e crescenti malesseri sociali a volte destinati ad essere sconosciuti al grande pubblico sino a quando non accadono tragedie, fatte rimbalzare da roboanti azioni mediatiche che travolgono intere comunità, composte da persone estranee a fatti e circostanze riconducibili alla degenerazione criminale delle persone coinvolte. Spesso, il silenzio rilevabile nelle amene località ove si consumano quotidianamente sofferenze e rassegnazione patite dalle vittime di questo sistema, divengono sono la copertura ideale per far proliferare eserciti di malviventi pronti a praticare la sopraffazione perché ignorano l’importanza della ragione e della pacifica convivenza. Uno tra i tanti laboratori di legalità, che proporremo ai nostri discenti, nell’ambito del corso di “Operatore della logistica”, sarà quello di visitare i terreni coltivati dalla Cooperativa Zomaro Resort, avente sede in Aspromonte. Essendo stato recentemente approvato un progetto, volto alla realizzazione di una fattoria didattica, i primi consulenti di tale progetto potrebbero essere proprio giovani con età inferiore a 18 anni. La loro prospettiva, la loro visione ed i loro suggerimenti, potranno essere messi a servizio dell’intero percorso che si andrà a svolgere nel tempo anche in quella località, nota al mondo intero come la montagna dove venivano tenuti prigionieri le vittime dei sequestri ed oggi adibita alla produzione di mele, nocciolo, lamponi e mirtilli. Il risultato del laboratorio di legalità dovrà essere la comprensione diretta, autonoma e personale della valenza apportata dalle Istituzioni ed a quanti scelgono come alleato lo Stato e non la criminalità. Non è da escludersi la possibilità di coinvolgere gli attuali discenti, mediante inquadramenti di collaborazione, per la fornitura di servizi su specifiche attività da utilizzare presso la Cooperativa o presso altre aziende che verranno visitate, quali l’utilizzo di apparecchiature tecnologiche come i droni, ancora per molti assimilabili ad un giocattolo ma in realtà utilizzabili a servizio del segmento agricolo sempre più propenso ad aggiornare metodologie ed azioni e, importando dall’industria 4.0 le prassi innovative utilizzabili nel comparto. Il nostro progetto sperimentale sta già praticando questa strategia, positivamente gradita dai nostri ragazzi perché in linea con l’agire del loro tempo. Non mancheranno ulteriori approfondimenti, resi possibili dalla presenza di professionisti supportati dalla presenza di tutor, per includere nel bagaglio delle competenze dei nostri ragazzi la manutenzione delle apparecchiature specifiche mediante attività rese possibili utilizzando l’informatica e la rete internet. Il tutto, si spera, dovrà essere frutto di un desiderio destinato ad essere oggetto di ulteriori processi di formazione da praticare dopo il conseguimento del titolo di formazione professionale ma non destinato a essere il luogo comune della raccolta di titoli di studio ma l’approfondimento da praticare in costanza di un contratto di lavoro.
* dati estratti dal dossier edito da www.tuttoscuola.com e dedicato al fenomeno della dispersione scolastica in Italia.
Ciao Francesco ti ho seguito in tv, e ho letto di seguito il tuo progetto “Bellissimo”, ti conosco e so la testa dura che hai e la tua particolare inteligenza, sei un calabrese che vive vicessitudini calabresi , molto difficili. Hai intrpreso un sentiero ostico pieno di insidie i giovani oggi sono difficili da governare e farli restare al centro dicquel sentiero senza sbandare sara’ dura….Ma tu sono sicuro con la tua tenacia ci riuscirai. FRANCESCO ti faccio un grande in bocca al lupo…e sono contento che Zomaro Resort ne faccia parte, come ne ho fatto parte io con il mio lavoro…grazie Franceco..
Amico mio, grazie per la Tua cordiale sensibilità. Fortunatamente la mia testa è granitica e resisterà all’arduo percorso intrapreso. Spero di poter incontrare tantissime persone come Te, pronte a reagire a questa onda lunga chiamata “apatia”. I nostri ragazzi potranno avere mille responsabilità da dover giustificare. Noi adulti dovremo cercare 1001 motivi per far comprendere loro il peso dei valori e l’idea di sacrificio. A presto e molte grazie.
Carissimo Francesco RAO, o come ti chiamano e ti considerano a ragione del vero, “Sociologo dei Giovani”.
Ieri alla viglia del Santo Natale 2018, seguire il servizio su RAI uno mattina alle ore o8.40/09.00, e ascoltare il tuo intervento mi è sembrato tutto impossibile, un vero miracolo che il buon nascente Bambino Gesù ha voluto riservare ai Giovani sfortunati della
Calabria e alle loro famiglie.
Francesco caro, ho avuto modo di conoscere e constatare il tuo persare,dire e fare.
La coerenza ti fà onore sia come uomo del Sud che come Sociologo professionista, profondo studioso delle realtà complesse e complicate della nostra Calabria.
Hai reso un bel servizio alla Calabria e si Calabresi tutti, in un momento storico dove l’idifferenza e l’inefficienza sono all’ordine del giorno, generando sfiducia verso la politica del dire e non fare ció che promette di fare per i Giovani della Calabria. Don Milani ed altri hanno detto tanto sulla dispersione scolastica e delle concause, ma Don Milani, Don Bosco, San Francesco di Paola e tanti altri religiosi di che seguivano quella scuola di pensieto del dire e agire, non è stata sufficiente per colmare il gap culturale che interessa il mondo dei Giovani Calabresi.
Tu sai bene che sono solito prendermi la licenza poetica nel scrivere Giovani e Calabresi, con la “G” e “C” maiuscola, ma lo faccio solo per rispetto verso queste bellezze umane e territoriali invincibili.
Andare in onda sulla RAI alle ore 08.40 del 24 dicembre 2018, parlando di Giovani dei Calabresi e della Calabria,credo che sia stato un vero miracolo e tu ne sei l’artefice. Ciao e grazie da Calabrese, Emilio Errigo
Gent.mo Emilio, il cammino della nostra Calabria potrà essere più svelto, lineare e pieno di aspettative grazie al vigore delle gambe dei nostri giovani. Confidare in loro, ed in tutto l’entusiasmo che li contraddistingue, significherà per tutti noi materializzare il raggiungimento di quel valore aggiunto custodito nel nostro cuore e volto a conferire alla Calabria ed ai Calabresi un futuro migliore. Tutti siamo chiamati a lavorare in questa direzione, ognuno potrà farlo nel rispetto delle proprie competenze e del proprio agire quotidiano. Diffondiamo fiducia, condividiamo l’entusiasmo dei dei Giovani e impegniamoci a trasmettere valori sani attraverso l’esempio che ognuno di noi, con gli umani limiti, potrà conferire a questo straordinario progetto di vita. In sincera verità, sino ad ora, a prevalere è stato l’egoismo e la divisione di quel sentimento propenso ad alimentare il “divide et impera”, vera causa della strutturale debolezza del nostro Meridione. Questo è il lavoro che i Calabresi residenti e non hanno il dovere di portare avanti, sentendosi in servizio permanente effettivo e senza soluzione di continuità. Fermarci un giorno significherà spezzare la catena dell’amore e della speranza che tiene legati quanti amano lo stesso sogno.
A presto amico mio e grazie per l’affetto e la costante amicizia.