Per l’ennesima volta, nel pentolone delle colpe finiscono tutti, colpevoli ed innocenti. La Calabria ed i Calabresi, tanto per cambiare, si ritrovano a dover indossare per l’ennesima volta una immeritata maglia nera, imposta ingiustamente da quanti dovrebbero difendere la diffusione gratuita della generalizzazione, mediante un’agire volto a tutelare la chiarezza dei fatti da praticare in maniera autentica, facendosi portatori tanto dei valori normativi vigenti quanto da un senso etico che dovrebbe divenire il principale alleato della nostra quotidianità. Purtroppo, i fatti ci restituiscono una visione differente e la nostra reputazione, giorno dopo giorno, subisce il peso schiacciante dei media, soprattutto quelli popolati da persone che hanno perso le speranze e sono accompagnati da quanti la speranza non hanno mai inteso diffonderla. La dinamica generata da tali circostanze, reiterate costantemente, diviene aggressiva e struggente tanto nei confronti del sistema sociale quanto al tessuto economico di questa terra, già debole e fortemente provata per le mille circostanze riconducibili alla “Questione Meridionale”, conosciuta e richiamata in mille occasioni dalla politica per poi lasciarla puntualmente chiusa a chiave in qualche cassetto ministeriale. Ormai il copione sembra essere definitivamente stilato: mentre si assiste alla presa della diligenza, anziché chiedere immediatamente aiuto, non si perde tempo a voltarsi dall’altra parte diffondendo sentimenti di rassegnazione e contribuendo a trascinare nel burrone un’intera regione, i suoi abitanti e tutto il diritto di poter sperare in meglio. Premesso ciò, credo sia giunta l’ora di chiedere ai nostri amici di mettere da parte gli occhiali dell’indifferenza. Occorre iniziare a guardare, con franchezza ed un pizzico di amor proprio, la realtà che ci circonda imparando a fare sistema per superare le difficoltà e non per alimentarle. La nostra terra e la nostra gente, nel tempo, è stata spesse volte bastonata ingiustamente e ciò è avvenuto anche perché colui che teneva in mano il bastone non era il nostro San Francesco di Paola ma era il demonio impersonato dai vari nemici di questa terra. Oggi do seguito a questa riflessione perchè, per l’ennesima volta, non posso accettare quanto è stato diffuso in questi giorni, seppur per motivi di cronaca, relativamente all’inchiesta “Università bandita“. Sia ben chiaro, i colpevoli dovranno pagare e perciò, confidando nell’operato della Magistratura e nella bontà delle indagini svolte, penso non sia corretto tirare in ballo l’intera Università di Catanzaro, con il Rettore, i suoi Docenti, gli Studenti ed il personale che in quella struttura svolge il proprio ruolo. A quanto pare, con le dovute forme di rispetto e tutela nei confronti dei diretti interessati, gli indagati dell’Ateneo Calabrese sarebbero soltanto 3 però il pretesto per colpire, 1.800.000 persone e cioè i Calabresi, guarda caso, è stato sempre lo stesso e perciò, come si dice dalle mie parti, “si fa di tutta l’erba un fascio”, tanto nessuno tra gli estranei alle circostanze, messe alla gogna mediatica, s’indignerà. L’immaginario collettivo non può continuare ad omologarsi sulla regola “così fan tutti” e, proprio grazie a tale atteggiamento, continuare ad alimentare quel laissez-faire che ha generato nel tempo le migrazioni del ‘900, la continua partenza dei nostri giovani, l’emergenza sanitaria, la disoccupazione atavica, la necessità di aggrapparsi all’assistenzialismo per poter sopravvivere ed infine perdere ogni speranza nel futuro perchè anziché agire si è preferito stare a guardare. In questo vortice, apparentemente destinato a risucchiare gli innocenti, incontriamo gli ignavi del Terzo Millennio, considerati tali perchè peccano di viltà ed egoismo e non vogliono mai prendere parte attiva agli avvenimenti tesi a restituire la bellezza e lo slancio ad una delle più belle regioni d’Italia. La partita non è ancora chiusa. Dal Sud può partire un vento nuovo, alimentato dalla speranza e dalla buona volontà di quanti hanno intenzione di invertire una tendenza non per tornaconto personale ma per puro amore nei confronti di questa terra. La strada da percorrere è semplice: occorre ritrovare la buona volontà nel fare Comunità essendo coscienti che la Calabresità è un valore umano universale da difendere e proteggere, non un peccato di cui pentirsi.
Francesco Rao
Presidente Dipartimento Calabria Associazione Nazionale Sociologi
Io stó con i Calabresi e la Calabresità!
In buona sostanza ed estrema sintesi a commento dello scritto o riflessione del Sociologo Calabrese Francesco RAO, mi sento di poter affermare che;
“LA CALABRESITÀ È UN VALORE UMANO
UNIVERSALE, INALIENABILE, IMPRESCRITTIBILE E INUSOCAPIBILE,?COSI COME UN BENE PUBBLICO COMUNE ALL’UMANITÀ SOTTOPOSTO A PROTEZIONE UNESCO.”
La Calabresità non è un peccato originale ma un Dono che Dio Padre, ha voluto consegnare a un Popolo che ha passato tra mille sofferenze umane, tutte le pene del fuoco dell’inferno, terremoti devastanti, alluvioni disastrose, invasioni interminabili, dominatori e conquistatori assetati di sangue, cattiverie infinite, predatori insaziabili ed altro indicibile . Leggete la storia della nostra Calabresità troverete molte informazioni che vi faranno mutar pensiero!
Vi voglio bene Calabresi, ovunque Voi siate vicini e lontani.
Emilio Errigo
Carissimo amico mio,
con il trascorre del tempo ed alla luce della crescente forma di disinteresse, siamo in tantissimi ad accorgerci quanto sia indispensabile agire in fretta. Con rammarico e dispiacere, mi accorgo quanto si facile far passare nell’immaginario collettivo il sentimento di sfiducia. Quando Antonino Caponnetto, nei minuti successivi alla strage di via d’Amelio, rilasciò le pochissime battute per l’intervista raccolta a caldo da un cronista disse: è finito tutto. Quelle parole furono struggenti e lasciarono l’amarezza e la paura per il domani ma contemporaneamente diedero a moltissime donne ed uomini delle istituzioni quell’energia indispensabile per andare avanti nelle indagini che fecero registrare numerosi arresti e nel praticare le varie disposizioni normative. Anche noi, alla luce della rassegnazione dobbiamo reagire scrivendo, parlando, confrontadoci e contribuendo a far crescere il desiderio di superare la stagnazione sociale alla quale sembriamo essere destinati, occorre costruire giorno dopo giorno la bellezza della libertà e del progersso, nei rapporti interpersonali, nei luoghi di lavoro, con gli amici, con i conoscenti e soprattutto con il nostro prossimo. L’idea da promuovere dovrebbe essere quella che vede il futuro nelle mani e nelle gambe di tutte quelle persone di buona volontà intenzionate a non fermarsi nemmeno quando stanchezza prende il sopravvento. Andiamo avanti, troveremo la vita ad attenderci. Grazie amico mio, è sempre un piacere alimentare il confronto.
A presto
Ringrazio Francesco Rao per i suoi scritti e per la sua voglia di riscatto sociale, atto che dovremmo fare tutti noi dando voce a terre bellissime come quelle del Meridione, dando luce e spazio alle bellezze e all’essere per bene di milioni di meridionali…passatemi il termine TERRONE perché lo sono e ne vado fiero! Da napoletano lancio, parafrasando Francesco, un grido al quale spero si uniscano milioni di persone per bene… Di TERRONI per bene… VESTIAMO LA BELLEZZA DEL MERIDIONE FACENDO SISTEMA!!!
Buon pomeriggio Alessandro e grazie di vero cuore per la cordiale amicizia e stima. I sogni, per poterli avverare, dovranno essere di tutti.
A presto