“La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che essere onesti sia inutile”. Così asseriva Corrado Alvaro quando, nel 1947, si dimise dalla direzione di un giornale di Destra, “il Risorgimento di Napoli“, in quanto il personale disaccordo con la linea editoriale non rendeva possibile il protrarsi della collaborazione. Ritenendosi di Sinistra, l’approccio dello scrittore, originario di San Luca, con quella realtà editoriale, era del tutto inconciliabile.
Nella giornata dedicata ai Santi Pietro e Paolo, le dimissioni annunciate da Pippo Callipo hanno rappresentato un fulmine a ciel sereno. Tutto ciò, dopo pochissimi mesi dalle ultime elezioni regionali è divenuto un pretesto per avviare “sotto gli ombrelloni” una inaspettata discussione politica. Non è mia intenzione entrare nel merito della riflessione praticata dal noto imprenditore Calabrese. Le scelte saranno state più che ponderate. Penso anche che il dibattito avviato, a seguito della diffusione della notizia, rifletta lo stato asimmetrico che attualmente regna nel sistema politico italiano dove è più indispensabile stare sul pezzo, utilizzando slogan che il giorno dopo saranno scaduti e non ricordati più da nessuno che affrontare con determinazione e concretezza le problematiche economiche e sociali dei Cittadini. Nell’esercizio della mia personalissima libertà di pensiero e senza voler dare seguito ad alcuna polemica, seppur non sia stato elettore di Pippo Callipo, riconosco il valore intriso nella scelta che lo stesso ha compiuto, decidendo di volersi dimettere dalla carica di Consigliere regionale della Calabria. Ho letto attentamente le sue motivazioni. Ho anche letto quanto asserisce la maggioranza. Da educatore esprimo un segno di soddisfazione nel vedere lo spessore dei valori manifestati da una persona che nella vita ha coronato i suoi sogni perchè la mattina non ha atteso la sveglia per alzarsi dal letto e non ha nemmeno sviluppato il proprio lavoro per mera volontà di essere soltanto ricco. Nell’etica imprenditoriale di questa persona, è stata da sempre apprezzata la bellezza del rapporto umano, paragonabile a quello di un’azienda di famiglia, dove i collaboratori non sono estranei ma componenti di un nucleo di persone capaci a gioire e soffrire nella stessa misura di come vive ogni gioia e dolore, familiare ed aziendale, il titolare in prima persona. In altri tempi, a fronte di una circostanza analoga, l’atteggiamento del politico sarebbe stata quella di creare ostruzionismo continuando a ricoprire la carica – nel caso di Callipo la permanenza in Consiglio regionale non avrebbe fatto maturare indennità e/o vitalizio -. A questo punto, il fortissimo segnale di un disaccordo palesato dall’ex candidato PD alla carica di Presidente della Regione Calabria, potrebbe anche risiedere nell’aver avvertito le fortissime difficoltà di natura socio-economica, rilevate dallo stesso in questi ultimi mesi a causa dell’emergenza Covid-19. La crescente insofferenza dei Calabresi e le varie vicissitudini personali, vissute nell’esercizio della funzione, con buona probabilità, avranno ferito lo spirito imprenditoriale dell’uomo che avrebbe voluto fare tanto ma, improvvisamente è stato triturato dalla macchina burocratica del sistema ed ha ritenuto percorrere la strada che riporterà lo stesso, al quale è riconducibile il suo nome ad una delle più importanti aziende della Calabria, ad occuparsi ancora di quel mondo che ha saputo premiare un piccolo particolare umano ancora presente in alcune persone che, seppur giunti nel Terzo Millennio, desiderano continuare a difendere la prospettiva della mission ed il peso della vision praticate nella quotidianità semplicemente perchè sono parti indivisibili della propria vita come lo è la corazza per la tartaruga.
Adesso tocca ai Calabresi riflettere a lungo su questa vicenda, evitando cortesemente di giudicare. Personalmente, esprimo ammirazione per Pippo Callipo perchè ha saputo anteporre a tutto l’identica visione che ebbe Corrado Alvaro quando decise di volersi dimettere da direttore di un giornale per disaccordo.
A volte è difficile comprendere alcuni gesti. Perciò è meglio attendere in silenzio la sentenza del tempo.
Tanto è stato scritto e moltissimo si è scritto sul Meridione d’Italia.
In questo ultimo ventennio parrebbe che il fuoco nemico si sia tutto indirizzato contro la Calabria e i Calabresi.
È come se tuttI i giocatori delle squadre di calcio partecipanti a un campionato di serie A, cercassero di andare in rete e al povero portiere che non venga lasciato il tempo di alzarsi da terra tra un tiro e l’altro.
Ho letto con tristezza e amara constatazione che non ci sia molto da fare per quanti come l’imprenditore Calabrese Pippo Callipo, cercano infruttuosamente di mettersi a disposizione per aiutare un territorio come la Calabria e abitanti.
Callipo intendeva offrire alla politica Calabrese, la propria ultra pluriennale esperienza professionale, al fine di consentire all’economia della Calabria di risollevare la testa, con il lavoro onesto e il necessario impegno personale di ogni Calabrese che vuole cambiar vita in meglio.
Così non è stato, chissà cosa sia accaduto all’interno e all’esterno del Consiglio Regionale della Calabria, che ha indotto una persona considerata perbene
come Pippo Callipo, a presentare le proprie irrevocabili dimissioni da Consigliere Regionale.
Callipo forse riteneva che la politica fosse più a misura di uomo e donna normali, pensava che amare con tutto il cuore, la propria terra e il Popolo Calabrese, fosse sufficiente per essere ammesso tra i decisori politici in carica a dire come fare per andare avanti e non tornare indietro.
No forse non è andata così chissà!
Non vorrei credetemi che coloro i quali volontariamente mettono la faccia per il bene altrui, si siano convinti che è una missione umana impossibile.
Sarebbe la fine di ogni segno di speranza per un presente e futuro migliore per la Calabria e i Calabresi.