L’era del commissariamento sanitario in Calabria, targato Zuccatelli si è concluso nella giornata del 16 novembre u.s., Ma a quanto pare sarà il Prof. Eugenio Gaudio, già Rettore della Sapienza, ad avere il primato di una nomina fulminea. Difatti, a meno di 24 ore dalla nomina in pectore, messa in atto dal Governo per far fronte all’emergenza sanitaria Calabrese più che una questione di Stato il tutto somiglia sempre di più ad un romanzo.
Vi è poi un’altra parte della notizia lievitata lentamente in questi giorni: la crescente aspettativa tesa ad accogliere Gino Strada come Commissario ad acta per la Sanità in Calabria. A sostenere questa idea, in primis è stato il Movimento 5 Stelle. Nella giornata di ieri, appresa la volontà di nominare l’ex Rettore della Sapienza, tale circostanza trovava una temporanea battuta d’arresto. Ma oggi, all’ora di pranzo, giunge una news che rimette in gioco tutto: il Prof. Eugenio Gaudio rinuncia all’incarico. A breve, per sperare nella soluzione dei problemi sanitari calabresi, dovremmo sperare di poter incontrare Teseo per chiedergli di lottare contro il Minotauro che da sempre affligge la nostra Calabria.
Con molta probabilità, noi Calabresi dobbiamo ancora saldare un conto salatissimo e perciò non meritiamo ancora la normalità. Da qualche anno rifletto su tale affermazione. Quando inizia ad esserci un barlume di luce, in pochissimo tempo si creano tutte le occasioni per ritrovarci nuovamente nel baratro. Sarà forse la responsabilità di quei legionari, di origine bruzia, che crocifissero Gesù a pesare sulla nostra sorte? Viene narrato che in Palestina era di stanza la decima legione Fretensis, voluta da Ottaviano, ed soldati provenivano proprio dalla zona dello Stretto.
Mitologia a parte, oggi, il peso della “Questione Calabria” è sempre maggiore ed è riposto sulle nostre deboli spalle. Veniamo ciclicamente esposti agli onori dell’attenzione planetaria per fatti di criminalità, inefficienza, malaffare, corruzione, disoccupazione giovanile, povertà, standard sanitari al di sotto degli indicatori minimi; viabilità e trasporti fatiscenti e tutto ciò continua ad essere per alcuni un fatto di esclusiva “convenienza” e per altri una circostanza poco “convincente” per continuare a restare in Calabria immaginando un futuro migliore. Inoltre, dall’Unità d’Italia in avanti, i peggiori funzionari dello Stato venivano mandati a Sud per essere puniti. Dite un po, alla fine mi sa che sia proprio vero doversi convincere che dobbiamo pagare colpe non commesse? Proprio nella forza della nostra estraneità ai fatti pregressi dobbiamo reagire con intelligenza, senza essere manipolati o strumentalizzati. Bisogna avere il coraggio di guarda avanti, seppur ogni male sociale viene puntualmente ricondotto all’incessante peso della corruzione, della malavita e dell’inefficienza ma non ci si vuole rendere conto che la madre dei problemi Calabresi è un fatto meramente culturale. Ma voglio aggiungere: non siamo i soli appestati. L’Italia ha conosciuto le brigate rosse, la mafia del brenta, la camorra, la sacra corona unita, la mafia. Dove la cultura ha reagito tali fenomeni sono stati in gran parte debellati ed in altri contenuti. La Calabria, sin dal 2009 vive lo spettro della crisi sanitaria e tali circostanze, sono state tritate e ritritate dalla “convenienza” politica, spesso sottesa a guadagnarsi in modo subdolo l’attenzione, la simpatia ed i voti dei Calabresi per poi impegnarsi a mantenere inalterata la panoramica dei fatti che aveva consegnato loro lo scettro del potere. Cito un solo esempio: attendiamo l’Ospedale della Piana dal 2007 ed oggi, dopo 13 anni il caso sanità è un ferro rovente che nessuno vuole sfiorare.
Adesso, rivolgendomi a Massimo Giletti, giornalista di La7 e conduttore del programma “non è l’arena”, apprezzando il suo impegno sociale e professionale, vorrei sottoporre la “Questione Calabria” con una visione dei fatti che non parte dagli effetti, ma si concentra sulle cause. Mi sta bene vedere l’occhio dei media puntato sulla Calabria per rendere evidente ciò che la politica finge di non vedere. Mi da fastidio pensare che quel riflettore venga acceso per mera convenienza di ascolti, investimenti pubblicitari e per far passare un messaggio distorto: “adesso che ne abbiamo parlato, il Governo ed il Parlamento sono coscienti dei problemi, state tutti calmi, presto si risolverà tutto” per assistere all’ennesimo capitolo del Gattopardo.
Questo copione, caro Massimo, lo abbiamo già visto, patito e sopportato. Abbiamo anche assistito ai vari scenari fallimentari, collezionati dai precedenti esecutivi, nazionali e regionali. Abbiamo anche cercato di seguire ad occhi nudi i voli pindarici proposti dai vari politici, in occasioni di mirabolanti campagne elettorali, dove gli unici provvedimenti sono stati: nomine di manager; soldi bruciati; Ospedali chiusi; riduzione di servizi e incremento dell’indebitamento per sostenere i costi dei servizi sanitari erogati e non autorizzati da chi aveva il compito di rendere efficiente un sistema. A ciò si aggiungono due mali che hanno letteralmente straziato la Calabria ed i Calabresi: lo svilimento sociale e la diffusa rassegnazione. Per essere provocatorio farò due esempi:
- in caso di necessità, se dovessi avere bisogno di un ricovero e il Servizio Sanitario non mi da risposte immediate, non sono io il responsabile per essermi rivolto al “colletto bianco” per ottenere un mio diritto. I responsabili della contiguità criminale per queste circostanze saranno le Istituzioni che hanno negato i miei diritti;
- Nel comprensorio della Piana di Gioia Tauro, per poter curare una carie bisogna mettere le mani in tasca e pagare il dentista – giustamente lavora in solvenza privata, non ha colpe- . Nella provincia più povera d’Europa, soprattutto gli anziani hanno il viso deformato perchè non potendosi curare i denti, con il trascorrere del tempo li hanno persi tutti. Tutto ciò è normale?
Per restituire fiducia a questa terra occorrono programmazione, costanza e monitoraggio dei risultati. Chi sbaglia non potrà essere rimosso. Dovrà pagare. Non è possibile che un programma di risanamento elaborato da Tizio, venga poi messo da parte perchè subentra Caio. Non è nemmeno possibile che il Procuratore Gratteri, per avere uomini e mezzi per la Procura di Catanzaro, debba ricorrere alla questua nei vari Ministeri. Non è nemmeno più accettabile che i nostri ragazzi, costretti a studiare con il sistema della didattica a Distanza, ancora oggi, abbiano strumenti e mezzi tecnologicamente obsoleti. Per sdradicare la criminalità, sarà sufficiente garantire i diritti ai Cittadini, conferendo dignità ad ogni Calabrese e sostenendo le famiglie per affrancarle dalla povertà educativa e dalla marginalità sociale.
In queste settimane e soprattutto a seguito dell’emergenza Covid-19, il nervo ed il dolore della nostra Calabria è diventato lancinante. Per correre ai ripari si ripete il copione utilizzato in passato “tentando” di correre ai ripari. Non va più bene questo modello. E’ superato e nel medio e lungo periodo crea più danni della bomba atomica. Oltretutto, proprio nei casi d’emergenza “tutto” è consentito, soprattutto alla criminalità organizzata che non perde tempo per trarre profitti ed affondare i suoi tentacoli.
Personalmente non mi piace urlare. Preferisco ragionare. Magari condividendo le mie riflessioni con altre Persone. Investendo chi ha più voce, capacità e possibilità di me ripongo la mia fiducia affinchè possano essere elaborati i metodi per affrontare i problemi.
Personalmente non sono più disposto ad accettare le varie sopraffazioni, propinate in uno scenario dove i Calabresi continuano ad essere paragonabili ad tela bucata di un vecchio ed inutile quadro destinato al macero dell’indifferenza. Mi sta anche bene che le reti televisive, sulla scorta delle nostre sventure, aumentino gli indici del loro ascolto vendendo pubblicità e incrementando i loro profitti. Il servizio d’informazione dovrà continuare ad essere uno strumento utile per risolvere i problemi, ma la politica e la magistratura dovranno essere presenti ed agire, senza dover attendere l’inchiesta giornalistica. Non accetto più l’idea che la mia terra e la sua gente venga usata per incassare soldi, esasperare gli animi e facendo sprofondare negli abissi la reputazione e soprattutto le speranze di 2 milioni di Persone.
Sino a quando si continuerà a parlare alla pancia delle Persone, utilizzando gli effetti e sottaciendo le cause, il giro della giostra continuerà a non aver senso ed i problemi diverranno sempre più gravi. In tale situazione, i vari controllori, anziché svolgere il loro mandato per ottenere i risultati attesi, ripeteranno quanto avvenne ai tempi della Terza Guerra Punica, eseguendo ancora per una volta identico comando impartito dal senato romano ai suoi legionari e cioè arare la terra di Cartagine per poi cospargerla di sale ed infine dichiarare maledetta quella terra perchè divenuta infruttuosa. Questa volta, contrariamente al passato, bisognerà tenere in considerazione alcuni dati, forse mai considerati rilevanti per affrontare le criticità con lo sguardo al lungo periodo:
- I problemi odierni sono la conseguenza di azioni pregresse, riconducibili a scelte praticate 15-20 anni addietro;
- La Calabria ha uno dei più alti tassi di disoccupazione giovanile d’Italia;
- La dispersione scolastica si attesta al 20,3% degli iscritti a scuola;
- Alcuni territori della Calabria sono tra i più poveri d’Europa;
- La piramide dell’età ormai è capovolta e la domanda di welfare per la Terza Età non è più un fatto rimandabile;
- E’ in crescita la disoccupazione nella fascia d’età tra 50 e 65 anni (la maggior parte dei soggetti che perdono il lavoro in questa fase, rimarranno al margine per sempre);
- L’indebitamento dei Comuni rischierà il default;
- Nel 2030 ci sarà un cambio generazionale dove verrà perso l’attuale gettito economico-finanziario (le pensioni degli Anziani), divenuto in moltissimi segmenti familiari, l’unico mezzo di sussistenza.
E’ impensabile costruire il futuro della Calabria mettendo l’ennesima pezza sul buco. Bisognerà avviare una discontinuità con il passato, programmando ed attuando azioni concrete, con la consapevolezza che il lavoro reso potrà essere visibile nel medio periodo.
Chiunque volesse condividere questa riflessione, farà un favore a se stesso. Il nostro futuro dovrà avere gambe forti e non la solita indifferenza. Ti sarò grato se volessi condividere questa lettera aperta, affinchè possa giungere a Massimo Giletti. Lui è stato capace di accendere un faro sulla questione sanitaria. Adesso dobbiamo tenere accesa la luce affinchè si lavori per restituire normalità alla Calabria ed ai Calabresi.
Francesco Rao – Presidente Dipartimento Calabria Associazione Nazionale Sociologi
Quanta amarezza, tristezza, senso di impotenza e tensione interiore, crea in me Calabrese che vive lontano dalla mia terra, questo accorato grido di allarme sociale del caro Sociologo Francesco RAO, finalizzato ad attirare l’attenzione dei distratti e indifferenti, a difesa e sicurezza di un territorio dimenticato, quello della Calabria e del Popolo che gli ha dato i natali, chiamati Calabresi.
Condivido ogni affermazione e esternazione, non farlo mi sentirei alla pari di quanti racchiusi nel loro egoismo e indifferenza, non riescono a comprendere che si può morire dentro anche a causa e per effetto, di una infinita rassegnazione e timore che solo il pianto può lenire la sofferenza di un Popolo lasciato solo alla deriva del proprio destino che ignora quale sarà!
Emilio Errigo
Gent.mo Emilio,
scrivere questa riflessione non è stato semplice. Oserei dire che ho sofferto tanto. Purtroppo il tempo, per alcuni versi sembrerebbe essersi bloccato ai tempi di Corrado Alvaro quando nelle pagine di Gente d’Aspromonte lo scrittore di San Luca racconta di Serafino e della signora Flavia. Nell’allegoria del racconto ci sono i sogni di una persona umile che sogna ardentemente di poter sfiorare la bellezza dell’agio. Per noi Calabresi, molto spesso, la normalità non ha la simmetria della normalità vissuta da chi vive veramente tale condizione. Spesse volte, la normalità è arrabattare, improvvisare, trovare il modo per superare la giornata, tentando di riuscire portare a casa un pezzo di pane a stento per poi mangiarne la metà in quanto non è certa la quantità di pane che si avrà a disposizione domani. Ancora c’è molta gente che vive così e per dignità non dice nulla. Poi c’è chi vive nella media, ma quella condizione spesso è traballante ed infine c’è chi vive bene. Per carità, nessuna invidia per coloro che hanno e vivono la serenità. I padri Costituenti, avevano previsto la marginalità sociale ed in molti articoli della costituzione hanno previsto il compito che la Repubblica dovrà assumere nei confronti degli ultimi. La Sanità, oggi non è la crisi della Calabria o dei Calabresi. E’ un fatto di Stato. La richiesta d’aiuto che ho voluto lanciare mira proprio a far si che un fatto di Stato venga trattato come tale, evitando pezze, rattoppi e ulteriori commissariamenti. Nell’esprimere riconoscenza ed amicizia nella parole afferenti al commento della mia riflessione, voglio sperare che le nostre parole, prima o poi, possano essere l’incoraggiamento per quanti ormai pensano che nulla sia possibile fare per questa terra e per la sua Gente.
Grazie, di vero cuore. Con stima e profonda amicizia.
Francesco Rao
Hanno sempre considerato la Calabria terra di conquista e del malaffare addebitando tutto ai Calabresi. La nostra terra è servita, e serve ancora, solo ed esclusivamente a lanciare o rilanciare a livello nazionale politici corrotti o decotti ed a far fare bella figura a magistrati, Palamara docet. Comunque siamo noi che ci dobbiamo rialzare, ed avevamo anche gli uomini giusti, vedi dichiarazione di Nicola Porto ieri sera nella sua trasmissione televisiva su rete4. Dovrebbero vergognarsi tutti
Buonasera Vincenzo,
Grazie per aver offerto un contributo alla mia riflessione. Purtroppo quanto riferisce nel commento è vero. Ritengo che oltre alle omissioni stratificate nel tempo, vi sia stato anche un crescente vuoto culturale. Parto da un semplice dato: le denunce per fatti criminali, per sopraffazioni, truffe e raggiri, sino agli anni ’90 del Secolo Scorso, paragonati ad un’altra regione d’Italia Settentrionale, rappresentavano lo un numero simile ad un prefisso telefonico. Recentemente, la diffusione della comunicazione, una maggiore trasparenza ed una rivisitata modalità di vivere la quotidianità, sta portando dei risultati, resi possibili anche grazie al crescente apporto televisivo di una filmografia che mette in mostra il ruolo delle Forze dell’Ordine e della Magistratura. Mi si potrà dire che ancora siamo distati. Va bene, però rispondo che oggi, contrariamente al passato, sono in pochissimi a correre quando incontrano una persona che indossa una divisa. Adesso, ognuno di noi, ha una grande responsabilità: dobbiamo lavorare affinchè i Giovani possano comprendere che non tutto sia loro dovuto e che gli anziani vanno rispettati e non sopportati. Questi due pilastri, potranno essere un nuovo patto per il futuro, patto che la generazione prima della mia, in buona parte ha preferito sottovalutare e spesso non praticare.
Sperando di poterLa incontrare nuovamente tra le riflessioni pubblicate in questo blog, grato per il contributo che ha voluto scrivere, voglia gradire i miei più cari saluti.
Francesco Rao
A questo punto una Missione Speciale in Calabria, composta da Dirigenti e Funzionari Ispettori della Ragioneria dello Stato, Magistrati della Corte dei Conti, un Nucleo Speciale di Polizia Economico -Finanziaria della Guardia di Finanza, Nucleo del NAS dei Carabinieri, coordinati da un Procuratore Capo della Repubblica, credo che si renda necessaria e urgente.
Rispettosamente, Emilio Errigo
Nel condividere pienamente lo stato di indignazione rappresentato nella lettera del sociologo Rao e l’accorato appello al non più procastinabile intervento delle Istituzioni dello Stato espresso dal Generale Errigo, la considerazione che vorrei esprimere è la seguente: oggi, più che in passato, emerge, a qualsiasi latitudine delle umane attività, l’esigenza di controllo e monitoraggio in ogni ambito, ragione per la quale se i responsabili di tali funzioni non sono adeguatamente “skillati” ex ante gli effetti non possono essere che quelli cui stiamo assistendo oggi nel romanzo calabrese ma in via generale, ribadisco, ad ogni latitudine e da ormai troppo tempo.
Buonasera Antonino,
grazie per aver letto una delle mie riflessioni e soprattutto grazie per avermi scritto. La mancanza dell’educazione civica, assente dai banchi di Scuola da ormai qualche anno, ha generato parecchi danni. Ricordo a me stesso che fu Aldo Moro a voler inserire quale disciplina obbligatoria l’educazione civica per gli studenti Italiani. Voglio anche ricordare a me stesso che il centro di riferimento per ogni Cittadino non può essere il libero arbitro. Dovrebbe essere ben altro. La Calabria ed i Calabresi vivono una serie di criticità e le cause di tali circostanze si perdono nella notte dei tempi. Rimanda oggi, rimanda domani, prima o poi il nervo vede la luce del sole ed il dolere diventa lancinante. Il Terzo Millennio, sembra aver dimenticato la funzione straordinaria del medico sociale per eccellenza ossia il Politico. Tutto ciò accade perchè, perse le virtù anche i riferimenti sociali divengono punti fiduciali labili ed in tale vuoto l’anarchia è considerata un dovere, in ogni settore della società.
Il mio dire non ha pretese. E’ un agire libero, praticato in un piccolo angolo riservato dell’etere dove l’accesso è libero a tutti. Forse la strada è un po stretta e sconosciuta. Lei è giunto in questa amena località grazie ad un comune e speciale amico: il Gen. Prof. Emilio Errigo. Lui, oltre a leggermi e commentare ciò che di tanto in tanto scrivo, per sua bontà, diffonde il pensiero di un Calabrese che ancora sa sognare.
Grato per quanto anche Lei ha scritto, con sentimenti di vivo riconoscimento, invio i miei saluti.
Francesco Rao