“Donne, non andate mai all’ultimo incontro chiarificatore”. Ad affermarlo è stata la PM impegnata nella conduzione delle indagini relative alla tragedia umana che in questi giorni ha scosso l’intero Paese.
Purtroppo, una violenza inaudita ha mietuto la vita di una bellissima ragazza e del suo bambino, portato ancora nel grembo materno e prossimo alla nascita.
In questi giorni ho riflettuto tantissimo sull’accaduto. Non ci sono parole per commentare questi fatti e soprattutto credo non ci siano parole per lenire il dolore dei genitori e della Comunità coinvolte in un dolore atroce. A loro invio il mio più profondo sentimento di cordoglio.
Leggendo più volte l’affermazione della Dr.ssa Alessia Menegazzo e riportata dall’ansa, credo sia indispensabile ripartire proprio dal contenuto del forte monito lanciato alle Donne dal Pubblico Ministero della Procura di Milano.
Oltre a contrastare la violenza, occorre immediatamente mitigare qualsiasi rischio con l’intento di evitare in futuro altre tragedie analoghe a quelle già accadute e per le quali, più volte, siamo stati costretti a stringerci nel sentimento dell’impotenza, della sofferenza e dell’angoscia per tentare di elaborare la forza dirompente della violenza.
In tal senso, occorre immediatamente sensibilizzare l’universo femminile a non accettare in nessun modo quell’appuntamento che potrebbe essere letale e, al contempo, occorre lavorare in modo diffuso sulle modalità praticabili per meglio apprendere e praticare la gestione dei conflitti. Se confronto dovesse mai esserci, meglio farsi accompagnare da una persona adulta e non accettare mai inviti per il confronto in luoghi isolati.
Adesso, accanto all’amara realtà, occorre impegnarsi e in tal senso tutti possono diffondere il consiglio offertoci dalla Dr.ssa Menegazzo.
Occorre raggiungere velocemente l’attenzione del mondo femminile, sempre più esposta all’onda lunga della violenza, facendo divenire il suddetto messaggio un vero e proprio manifesto per la vita.
Inoltre, per il futuro bisogna superare con una certa serenità l’idea di essere giudicati da quanti non condividono tale scelta. Il desiderio di libertà non può e non deve essere propensione al rischio. Essere più prudenti e meno avventati nelle molte scelte della vita dovrà tornare ad essere un modo di agire che dovrà caratterizzare la persona. Perciò oggi chiamerei in causa gli adulti e le istituzioni: accompagnare la crescita degli adolescenti, dei giovani e dei giovani adulti nel corso della loro complessa e velocissima quotidianità dovrà essere un impegno educativo e sociale, soprattutto in quei casi nei quali le ambiguità e la degenerazione possono essere ascrivibili ad un sentore di frattura affettiva non più sanabile e potenzialmente riconducibile a trasformarsi nell’antiporta di un tragico epilogo.
Le scuole, le parrocchie, i talk televisivi, il mondo social, i giornali e le radio diffondano il valore della vita e la politica, su tale tema, non sia miope. Occorre un segnale concreto per spezzare questa catena di violenza in quanto anno dopo anno è divenuto un fatto sociale in forte crescita e la propensione a tali fatti, nel tempo porterà prima all’assuefazione e poi all’indifferenza.