In altri tempi, trovandomi in compagnia di una Persona per me speciale, osservando sfarzi e autoreferenzialità, avrei sicuramente incrociato il suo sguardo, ascoltato il suo silenzio e dopo qualche istante, con l’ironia e l’acume che lo contraddistingueva, avrei intravisto sulle sua labbra un cenno di sorriso. Non una parola. Non un commento. Non una constatazione. Nessun cenno. Lui non era di poche parole, anzi, sapeva benissimo quando e quanto doveva usarle. La risposta arrivava dopo qualche giorno, in occasione della consegna dei giornali da leggere nel corso della settimana per essere pronto a rispondere alla domanda del sabato. Naturalmente non si riapriva il discorso. Il sorriso dell’occasione era stato il sigillo utilizzato per chiudere il senso della gloria umana e affidarla alle sorti dell’aria. Contemporaneamente giungevano puntualmente le istruzioni per l’uso, valide per il futuro e mai praticabili con retroattività. Ricordo ancora la ricorrente affermazione con la quale, tra sinonimi e contrari, esempi e raccomandazioni, giri di parole e finissime affinità discorsive, veniva fuori quel consiglio intriso di tanta semplicità e, al contempo, difficilissimo da applicare soprattutto quando si è giovani e quando l’unica regola e far valere un motivo per avere sempre ragione e non la ragione per comprendere il motivo per cui sia importante fare silenzio.
In questa giornata che precede l’Epifania, ripercorrendo gli adempimenti ai quali bisognava essere puntuali per poter essere amico, ricordo e ringrazio quella Persona speciale per avermi fatto comprendere nel tempo il valore del silenzio, privilegio sempre più prezioso in questa contemporaneità globale, circostanza che metaforicamente ha reso le persone simili ai pesci. Nello specifico, le prime sono immerse in un mare di informazione, divenuta ormai disinformaIone e purtroppo fonte di insicurezza; i pesci dei nostri mari, oltre all’azione umana rischiano l’estinzione perché divorati da pesci tropicali, giunti nei nostri mari seguendo sia le rotte di navigazione delle imponenti navi carichi di merci sia a causa dell’aumento sproporzionato delle temperature.
In altri tempi, quando vigeva il senso della misura, antidoto naturale all’esaltazione umana spropositata, l’informazione e le correnti marine non avrebbero fatto danni ma avrebbero sicuramente contribuito a mantenere la voglia di fare bene un motivo di vita utile anche a consolidare l’equilibrio dell’ecosistema con la responsabilità di quanti nell’ambiente intravedono la loro casa.

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