Il mondo degli adolescenti, ha rappresentato da sempre, soprattutto per l’universo degli adulti, una straordinaria combinazione tra sorprese, paure, incertezze ed entusiasmo. Questa terribile pandemia, oltre al crescente rischio per la sicurezza della nostra vita, ci ha fatto scoprire alcune nuove prospettive di un mondo che, probabilmente, non potremo conoscere mai sino in fondo. Mi riferisco alla complessità di un periodo di vita della persona, riconducibile tra 12 e 19 anni, che potrebbe essere rappresentato da una curva posizionata su un sistema di assi cartesiani, destinata a generare, attimo dopo attimo, dinamiche sempre nuove: l’adolescenza. L’evoluzione del tempo e il susseguirsi delle rispettive generazioni, sono state e saranno costantemente la causa e l’effetto, destinate ad incuriosire tanto il mondo delle scienze sociali quanto quei sociologi particolarmente interessati allo studio di questo specifico ambito sociale. L’improvvisa esperienza che stiamo vivendo, ci ha portato a leggere tali dinamiche e soprattutto ad interrogarci sulle potenziali evoluzioni, interne ed esterne, del mondo giovanile causate a seguito dell’improvviso passaggio da una quotidianità che potremmo definire di “prossimità” ed una quotidianità prettamente “domestica”. Nel primo caso, seppur la prima parte dell’adolescenza vede il ruolo genitoriale come un vero e proprio limite da superare per ottenere quella quantità di libertà desiderata e, quotidianamente crescente, è stata sempre evidente la capacità degli interessati nel riuscire a soddisfare l’elevata opportunità di mobilità. Pensiamo per esempio alla facilità di spostamento praticata per raggiungere la scuola, gli amici ed i luoghi di ritrovo, senza trascurare la scoperta dell’intimità e dei primi amori. In egual misura, tranne quei casi di povertà sociali tendenti ad alimentare i fenomeni di povertà educativa, si registrano ancora casi di isolamento che potremmo definire: “voluti” o “forzati”. Quelli voluti, afferiscono ad un crescente desiderio di isolarsi, trascorrendo interi pomeriggi nella propria stanza, connessi ad internet o impegnati con i video game, divenuti ormai strumenti per poter giocare con altri coetanei, coperti da un nikename e connessi alla rete ed a volte distanti migliaia di kilometri. Quelli forzati, seppur il termine possa apparire inadeguato, in questo caso lo utilizzo perchè rende la realtà del problema vissuto dall’adolescente: “vorrei uscire ma non ci sono mezzi di trasporto”; “i genitori non possono essere tassisti a tempo pieno” oppure, “la presenza di fratelli più piccoli rende rende necessaria la presenza in casa a seguito dell’assenza dei genitori”. Su tali curiosità, la professione del sociologo potrebbe offrire in futuro molti elementi. Per brevità, in questa occasione, vorrei soffermarmi sulla grande trasformazione contemporanea, posta in atto mediante la rivoluzione digitale vissuta dai nostri ragazzi. Per un momento, fermiamoci e riflettiamo su cosa, in pochissimi giorni, sia accaduto alla nostra libertà. Bene, proviamo ad immaginare, come avremmo potuto trascorrere intere giornate in casa senza la rete internet, i tablet e il tempo trascorso in connessione. I nostri ragazzi, in pochissimi giorni, sono riusciti in parte ad adeguarsi alla novità, ed in alcuni casi, hanno manifestato anche una forma di piacere per questa modalità, preferita probabilmente perchè è meno stressante dalle corse quotidiane e dai tempi stringenti dettati soprattutto nelle grandi città. Contemporaneamente, è sopravvenuta una inversione di polarità che ha reso più lunga la fase da trascorrere in casa, condividendo spazi e relative libertà con un’inedita presenza genitoriale, in moltissimi casi, sprovvista di strumenti per essere “genitore a tempo pieno” e non nei ritagli della giornata, come avveniva nella quotidianità che ci siamo lasciati alle spalle. Per concludere, notiamo una straordinaria resilienza da parte dei nostri ragazzi: da una parte hanno improvvisamente perso la libertà di uscire, giocare, fare gruppo, conoscersi ed accrescere le rispettive esperienze di vita; dall’altra, quella “dipendenza” nei confronti dei tablet, dei computer e degli SmartPhone, spesso giudicata poco utile dal mondo genitoriale, si è sostituita ad una fase della giornata in una vera e propria opportunità per studiare e per continuare ad alimentare quel bisogno della rete amicale, interrotta improvvisamente con la chiusura delle scuole lo scorso 10 marzo. In questa breve riflessione non potranno essere esclusi quanti trascorrono queste giornate senza tutta la tecnologia e la velocità di connessione di cui abbiamo già fatto cenno. Quest’ultima circostanza, è divenuta sicuramente oggetto del divario alimentato dai fenomeni di povertà educativa presente ancora nei segmenti sociali più umili e soggetti a subire ancora il peso dell’esclusione sociale presente nelle periferie delle grandi città e nelle aree interne dell’intera penisola. Ecco, in questa cornice, si inserisce la presenza degli adulti, improvvisamente ritrovati a vivere la famiglia per un tempo protratto, senza alcuna scusa valida per potersi defilare da ruoli e responsabilità genitoriali. Se i papà spesso si giustificano, asserendo che gli impegni lavorativi non consentono una maggiore presenza in casa, ultimamente si affianca anche la donna a tale difficoltà in quanto, avendo ottenuto accesso al mondo del lavoro, giustamente ha meno tempo da trascorrere in famiglia. Alla luce di questa breve analisi, per poter scrivere le storie dei nostri ragazzi, grazie ad una collaborazione con l’Officina delle idee, abbiamo avviato un gruppo di lavoro che ha visto anche il coinvolgimento dei colleghi del Dipartimento Calabria, Associazione Nazionale Sociologi, affinché oltre ai racconti, ai video ed alle foto che raccoglieremo in questo periodo, l’unione del concorso di professionalità possa avere come obiettivo anche la documentazione di questi momenti, attraverso la realizzazione di un diario collettivo, realizzato interamente on line sul sito internet www.insiemeandrattuttobene.it
Abbiamo pensato di associare all’affermazione #iorestoacasa, una bella estensione di fantasia che auspichiamo possa divenire un desiderio a voler rinviare a dopo ciò che non è possibile fare adesso. La distanza che intercorre tra i due momenti, sarà il racconto di un’esperienza ben precisa destinata con molta probabilità a far divenire l’attuale generazione migliore e, forse, meno individualista. Il punto interrogativo rimane posto sull’insieme delle scelte praticate dal mondo familiare e sulla qualità del rapporto che verrà fuori, quando cesserà questa emergenza. Intanto però avremo un dato su cui poterci confrontare: le storie dei nostri ragazzi.