Dopo aver letto con attenzione l’editoriale scritto in data odierna da Paola Militano sul Corriere della Calabria, non posso sottrarmi dal dover praticare una piccola riflessione. E’ vero, in Calabria il virus che c’è da temere è la sfiga. Aggiungo, con deferente sentimento di stima per la giornalista, forse andrebbe ricercata prima la causa e poi l’effetto per decodificare le varie dinamiche negative di questa terra. L’onda lunga della nostra sfiga si perde nella notte dei tempi e il fato che ne è stato primario complice, in un primo momento, potrebbe essere stato quel distacco dall’interesse politico che, seppur alimentato dall’ideologia, negli anni ’80 del Secolo scorso, ci vedeva fin troppo indaffarati a gongolare in quel minimo benessere economico che anche la nostra Calabria ha conosciuto. Seppur il livello di benessere non potrà essere comparato a quello del Settentrione, il tutto, in buona parte, era anche un fatto distorto perchè quell’economia non è stata frutto di uno sviluppo economico strutturale ma era la piena attuazione di un sistema assistenziale che da una parte teneva a bada i Meridionali erogando sussidi, mentre dall’altra rendeva virtuoso il sistema Settentrionale aprendo il divario tra Nord e Sud. Insomma, la vecchia “Questione Meridionale” aggiornata e mai affrontata in maniera solutiva. Oggi, il nervo è scoperto e grazie alla diffusa attività dei social, siamo diventati un po tutti economisti, scienziati, costituzionalisti e ingegneri. Insomma, a mano a mano che in Italia vengono fuori tematiche di interesse diffuso, ognuno di noi ci mette la sua, dimenticando un dato fondamentale: tutti abbiamo il diritto di esprimerci, esponendo fatti, apprezzando ed anche criticando l’operato dei politici come quello dei calciatori e degli allenatori delle squadre calcistiche. Non dovremmo mai dimenticare che un conto è parlare liberamente, un conto è l’esercizio della funzione con annesse e connesse responsabilità. A questo punto, mi sento di chiedere ai gentilissimi lettori ed in primis alla giornalista che ha voluto esprimere il suo legittimo pensiero mediante la stesura dell’articolo sopracitato: se il Presidente f.f. Nino Spirlì, in questa fase delicatissima, agisse al contrario di quanto abbiamo appreso stamane da alcune testate giornalistiche e in tal caso si propagasse una sequenza di contagi incontrollabile con conseguenti mortalità, quale sarebbe il commento postumo di coloro che oggi sono impegnati a sostenere la necessità di mantenere aperte le Scuole? In tal caso, sareste stati ancora disposti a sostenere nella stessa misura quanto asserite oggi? Sareste disposti a mettervi tutti in fila e pagare le responsabilità di una negligenza che avrebbe travolto vite umane? Avrei la risposta, ma potrebbe apparire un pregiudizio. Personalmente penso che ognuno di noi oggi sia chiamato alla responsabilità. Una responsabilità da esercitare con pacatezza e soprattutto esternata pensando al bene comune, alla salute collettiva ed all’importanza della vita. So benissimo che la nostra Sanità ha mille criticità. Questa occasione non dovrà essere un pretesto per registrare inefficienza da una parte e diffusione dei contagi e morte dall’altra. Questo momento spero possa essere una nuova fase dove ognuno di noi avverta l’esigenza di deporre volontariamente una quota del proprio egoismo, riconoscendo la priorità del bene comune. Spesso, la quota del nostro egoismo finisce per ostacolare lo sviluppo di nuovi percorsi sociali alimentando pretesti inutili destinati a dare seguito alle divisioni che finiranno per allontanarci dai valori che l’Umanità ripone principalmente nel senso della vita. Agendo così oltre alla nostra salute esporremo al pericolo anche quella dei nostri anziani e dei nostri giovani. Sono questi i motivi che oggi vengono ci chiamano in causa ponendoci con rispetto al cospetto delle regole e praticandole con disciplina e zelo, senza polemizzare e soprattutto senza esasperare gli animi. Comprendo le difficoltà economiche, dettate dal rischio lavorativo, dalle esposizioni debitorie, dagli impegni assunti precedentemente, ma pensiamoci bene prima di buttare l’acqua sporca ed il bambino, fermiamoci e riflettiamo. Questa volta non si tratterà di evitare una sanzione. Si tratta di manifestare il massimo amore per la vita mediante un gesto che sarà valido per se e per gli altri. L’attuale Presidente f.f. Nino Spirlì ha assunto l’onore e l’onere di guidare la Regione Calabria a seguito della prematura scomparsa del Presidente Santelli. Il suo zelo e la sua preoccupazione per le nostra Calabria e per la nostra gente, dovrebbe essere un sentire comune. Questo sentimento, così manifestato, potrebbe rappresentare una straordinaria maturità che i Calabresi potranno manifestare, senza doversi schierare con un partito oppure a favore di un’idea politica. Ricordo a tutti, per onestà intellettuale, che la funzione svolta dall’attuale Presidente Spirlì viene praticata in virtù di un testo normativo dove i legislatori hanno previsto e disciplinato le funzioni, i tempi e l’agire di colui che è chiamato a ricoprire il ruolo in caso di impossibilità all’esercizio della funzione riservata al Presidente eletto. Al solo pensiero di vedere le Scuole chiuse ed immaginando migliaia di studenti costretti a rimanere a casa, mi taglia il cuore. Più la cura è dolorosa prima si combatte il male. Comprendo le difficoltà dei genitori ed il notevole disagio familiare che si andrà a creare. Ma il solo pensiero di poter intravedere la luce in fondo al tunnel mi incoraggia, offrendomi fiducia e soprattutto tanta pazienza e speranza che vorrei condividere con quanti leggeranno queste righe. Seppur la mia debole voce possa rischiare di essere inascoltata oppure fraintesa da quanti non saranno d’accordo con me, a quest’ultimi chiedo scusa mentre chiederei al Presidente Spirlì, qualora si rendesse necessario, di non sentirsi solo nell’effettuare al più presto la scelta di chiudere le Scuole come già anticipato dalle colonne de il Quotidiano del Sud a firma di Saverio Puccio, nell’edizione on-line del 28 Ottobre 2020. Potremo sicuramente rifarci in futuro. Affinchè tutto ciò vada nel migliore dei modi, dovremo continuare ad esserci tutti. Ritrovarci poi, per piangere chi non ci sarà più a causa del Covid non servirà a nessuno. Adesso confido nel buonsenso di tutti.
Francesco Rao
Presidente Dipartimento Calabria – Associazione Nazionale Sociologi