Da tanto tempo penso al futuro dei figli delle persone implicate in fatti criminosi. Quanti hanno scelto di affrancarsi dalla malavita, prendendo fermamente le distanze dalla famiglia di origine e dalle consuetudini criminose costruendo un percorso di vita diametralmente opposto, magari investendo nello studio oppure intraprendendo un lavoro con il quale poter dare vita ad una propria famiglia e con essa poter costruire un futuro onesto, perchè ancora oggi questi giovani devono essere discriminati per esempio vedendosi negare l’accesso a finanziamenti pubblici oppure trovandosi la perenne limitazione, generata da certificazioni antimafia destinate ad essere una ghigliottina?
Ho sottoposto la domanda al Capitano Cosimo Sframeli, tra l’altro autore del libro “ndrangheta addosso”.