“Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”… diceva Paolo Borsellino. La stagione animata dalla mala vita, ed i tristi fatti afferenti alla parentesi degli anni ‘90, ormai appartengono al passato. L’onda lunga di quel particolare momento storico è destinata a non concludersi perché la gente ha deciso di ribellarsi allo strapotere ed alla prepotenza della criminalità scendendo in piazza, manifestando un forte dissenso e facendo camminare su altre gambe il pensiero di quanti hanno avviato una vera e propria Rivoluzione sociale, volta a restituire alla collettività la libertà di vivere in una società affrancata dalla mala vita. Moltissime persone ricorderanno la crudeltà e la tristezza di quegli anni, riconducibili ad una delle più brutte fasi della storia dell’Italia. Ieri come oggi, purtroppo, la nostra nazione era divisa in due: la parte Settentrionale era coinvolta dal dilagare della corruzione, emersa con l’inchiesta conosciuta da tutti con il nome di “Mani pulite”, condotta dall’allora Pubblico Ministero della Procura di Milano Antonio Di Pietro. Quelle indagini divennero, nel giro di qualche anno, la causa di un profonda fase di riflessione praticata in ogni comparto sociale non soltanto Italiano, ma forse diffuso su scala mondiale. Tutto ciò contribuì in buona sostanza alla fine della Prima Repubblica, al valzer dei suoi governi ed a rendere più partecipi i Cittadini in merito a ciò che avveniva nei meandri della politica. Credo sia superfluo soffermarsi in questa sede alla quantità di apatia nutrita dagli Elettori nei confronti dei partiti politici a fronte dei fatti emersi. La parte Meridionale dell’Italia aveva un clichè diverso, viveva abbandonata nelle varie dinamiche sociali divenute nel tempo sature di assistenzialismo, migrazione di massa, alto tasso di disoccupazione e analfabetismo; questi elementi erano divenuti nel tempo il luogo dell’insicurezza sociale e della povertà diffusa. All’interno di questa cornice sono state inserite le trame della criminalità organizzata, concretizzate a seguito delle centinaia di omicidi e dagli attentati dinamitardi. Ricordiamo quanto avvenne il 23 maggio 1992 a Capaci e il 19 luglio dello stesso anno in Via d’Amelio a Palermo dove venivano trucidati prima Giovanni Falcone e successivamente Paolo Borsellino, gli agenti delle rispettive scorte e la dott.ssa Francesca Morvillo, moglie del giudice Falcone. Queste due date, potrebbero essere individuate come lo spartiacque tra due periodi storici ben precisi: la parte antecedente ai fatti di Palermo era animata dalla rassegnazione e dal silenzio, veri e propri elementi di favoreggiamento della criminalità organizzata. La fase successiva al periodo stragista, intrisa di dolore e paura, ha visto prevalere la reazione, composta e decisa, di una popolazione intenzionata a contrapporsi all’imperante azione della criminalità organizzata schieratasi apertamente al fianco dello Stato ed esternando costantemente la ferma condanna per i crimini compiuti. La nascita delle prime associazioni antiracket, di cui è indispensabile ricordare la reazione di Libero Grassi, falciato da mani criminali per essersi opposto alla richiesta del pizzo; i movimenti studenteschi ed i loro cortei, l’incisività della politica, modulata attraverso nuove strategie e nuovi atti normativi destinati a determinare l’avvio di una serie di reazioni dello Stato molto forti e volti a far divenire realmente raggiungibile quel desiderio collettivo nato durante quella fase dal basso: la sconfitta della criminalità organizzata. L’arresto di Riina, avvenuto a Palermo il 15 gennaio 1993, fu il raggiungimento di uno dei primi obiettivi delle politiche repressive avviate in quel periodo. Contestualmente era necessario rassicurare la società attraverso un coinvolgimento diretto illustrandone anche le metodologie possibili per porre fine al dilagante fenomeno criminoso maturato in Sicilia ma con i tentacoli estesi ovunque. Veniva scelta ancora per una volta la televisione come mezzo di comunicazione di massa. In prima serata venivano trasmesse appassionanti fiction televisive, ove Polizia e Carabinieri iniziavano ad essere i protagonisti di una quotidianità posta al servizio della gente in modo inedito. Queste trasmissioni prendevano il posto dei vecchi film Western e traghettavano gli italiani dalla visione dall’assalto alla diligenza all’arresto del criminale, spettacolarizzato da una metodologia televisiva volta a trasmettere un messaggio chiaro: lo Stato mette al servizio del Cittadino strumenti e Risorse Umane per tutelare e promuovere la libertà, diviene indispensabile collaborare con lo Stato frantumando il silenzio mediante la denuncia. Superata quella fase, il problema è stato aggredito ma non è stato ancora risolto. Oggi si rende indispensabile una ulteriore fase di rinnovamento sociale da praticare all’interno di una stratificazione strutturale della collettività sempre più complessa e sempre più debole. I populismi non sono la strada migliore per costruire il futuro. Troppa violenza e poca etica. Troppo marketing e nessuna risposta per la gente sofferente, per i giovani disoccupati e per il crescente analfabetismo. La società del domani non dovrà essere vuota e ridotta soltanto alla freddezza dei numeri ma dovrà ritrovare una vera e propria anima sociale destinata a dare vita al sistema che i nostri ragazzi dovranno animare con il loro entusiasmo e con la loro intelligenza. La valenza del lavoro dovrà continuare ad essere intesa come il metodo utilizzato dalla collettività per il raggiungimento di una vita dignitosa. Contribuire al progresso culturale e sociale mediante la partecipare alla vita politica del paese non dovrà significare acquisizione di potere ma ferma volontà di svolgere un vero e proprio servizio per la collettività. Anche se la presente riflessione potrebbe apparire come una vera e propria utopia rimango convinto che la storia va letta e non può essere cambiata da nessuno in quanto quei fatti sono realmente accaduti. Il futuro potremo scriverlo noi, utilizzando caratteri e frasi migliori di quelli utilizzati in passato. Il termine inclusione non dovrà essere più un sostantivo vuoto ma il valore aggiunto della crescita sociale, praticabile e misurabile. Continuo a pensare ad una società dove l’etica e la morale possano essere valori accolti ed utilizzati dai nostri giovani per affrontare il domani. Grazie al possesso di nuovi codici di comunicazione le generazioni del futuro saranno animati da una curiosità straordinaria e potranno così apportare energia ed entusiasmo ad una società proiettata verso il futuro. L’ultimo limite da superare sarà anteporre ai numeri i valori umani ed il rispetto per la persona. Non si può continuare a calpestare la dignità umana per soddisfare regole di mercato. Oggi più che mai, anche il contrasto alla mala vita dovrà avere velocità superiore a quella attuale. Occorre consolidare la repressione dei fenomeni attuali e contemporaneamente iniziare ad immaginare nuovi sistemi di intelligence per contrastare l’insorgenza delle criminalità future. E’ indispensabile formare Risorse Umane dotate di alta professionalità affinché possano essere interpretare le nuove dinamiche ed i potenziali varchi utilizzabili dalla mala vita per alimentare i loro traffici illeciti. Bisognerà mappare sempre più minuziosamente i “mutamenti” della criminalità, avviando un maggior ricorso all’utilizzo dell’azione informatica destinata ad avere sempre aggiornati i tutti i sistemi riconducibili ai big data. Il vero nemico della mala vita sarà il tempo. Lo Stato, grazie a sofisticate soluzioni, potrà vincere questa battaglia contro la criminalità con maggiore facilità, con minori rischi e contenendo i costi. Non entro in altri particolari, ci saranno persone che avranno maggiori competenze e maggiore professionalità per affrontare la questione. Il dato che continua a farmi paura è il diffuso tentativo di appiattire la società del domani mediante l’analfabetismo e la standardizzazione della conoscenza. Questi metodi potrebbero essere i responsabili di un vero e proprio controllo sociale, mosso con il chiaro intento di poter meglio dominare la società del futuro. L’antidoto a questa deriva è uno: riporre la speranza nei giovani, nella loro voglia di libertà e nella responsabilità che tutti noi dovremo trasferire mediante l’esempio.
Carissimo Sociologo dei Giovani buon pomeriggio e serata. Ho letto più volte lo lo scritto ricco di verità non dette prima.
Auguro di cuore ai nostri Giovani del Meridione d’Italia e non solo, di avere la forza, determinazione e la costanza, di superare indenni o con poche conseguenze di questo non facile periodo storico. Complimenti vivissimi, Emilio Errigo
Grazie di vero cuore per la cordiale attenzione riservata alle mie riflessioni. Un carissimo saluto
Carissimo Francesco, mi complimento con te per la tua nuova avventura, e ti ringrazio per il tuo impegno nel seguire, secondo me, un grande “problema” che è quello dell’attenzione nei confronti dei giovani, giovani che dovranno un giorno dire di noi (Bravi) e non altro…….., nel mio piccolo rimango a tua disposizione, per la tua nuova avventura.
cordialità
Gino.